SIAMHOUSE HOTEL PATTAYA

sabato 7 ottobre 2023

BURIRAM THAILAND



Buriram significa “Citta’ della felicita’”, e’ una delle piu’ grandi e delle piu’ larghe e piu’ popolate provincie dell’Isan. Si trova a 410 km. da Bangkok e fra le sue principali attrattive rientrano le rovine e i templi khmer, il tempio khmer di Prasat Hin Phanom Rung e la gigantesca statua di Buddha sulla cima del monte Khao Kradong.La provincia confina con Sa Kaeo, Nakhon Ratchasima, Khon Kaen, Maha Sarakham and Surin, la parte sudest con Oddar Meancheay in Cambogia. La provincia ha una superficie di 10,322.9 km², il che la pone al 17◦ posto per estensione, la popolazione (2000) di 1,493,359 abitanti la pone al 7◦ posto e per densita e’ al 27◦ con 144.7ab./km². Buriram si trova a sud dell’altpiano di Khorat e nella sua areea si trovano molti vulcani estinti. La catena montuosa del Sankabeng forma il confine sud della provincia.Poco piu’ di un migliaio di anni fa l’area dove si trova la moderna Buriram era vassalla dell’impero khmer e molte rovine di quel periodo si trovano tuttora, le piu’ importanti sono senza dubbio quelle di Phanom Rung. Prima della fondazione di Bangkok poco si sa’ di questa zona. Nei primi anni del XIX secolo, primo periodo di Bangkok una citta’ chiamata Mae Pae fu rinominata Buriram e entro’ a far parte del territorio thailandese. Dopo la riforma amministrativa del tardo XIX secolo Buriram fu incorporata nell’allora Siam come provincia. Oggi la provincia e’ divisa in 23 distretti (amphoe): Mueang Buriram, Ban Dan, Ban Kruat, Ban Mai Chaiyaphot, Chaloem Phra Kiat, Chamni, Huai Rat, Khaen Dong, Krasang, Khu Mueang, Lahan Sai, Lam Plai Mat, Na Pho, Nang Rong, Non Din Daeng, Nong Hong, Nong Ki, Non Suwan, Pakham, Phlapphla Chai, Phutthaisong, Prakhon Chai, Satuek. A loro volta suddivisi in 189 sottodistretti (tambon) e in 2212 villaggi (muban)

L’emblema della provincia rappresenta il Prasat Hin Khao Phanom Rung. Il fiore della regione e’ il Cochlospermum regium e la pianta e’ la Cassia grandis. Lo slogan della regione e’ “La citta’ dei santuari d’arenaria, la terra dei vulcani, bellissima seta e ricca cultura”

Centro Culturale di Buriram si trova nel Buriram Rajabhat Institute, fu costruito per proteggere e preservare la cultura, unica, del basso Isan e per servire come museo paer oggetti artistici e artigianali.

Parco degli uccelli si trova presso la riserva d’acqua di Huai Talad, sulla strda Buriram-Prakhon Kai, 15 km. dal centro della citta’. Il parco e’ un luogo ideale per osservare gli uccelli dato che molte specie migrano qui in novembre e aprile.

Parco storico di Phanom Rung si trova 48 km. a sud di Buriram, fra Amphoe Nang Rong e Amphoe Prakhon Chai, e’ raggiungibile girando a destra al km. 83-84 della autostrada 24 e continuando per 12 km. Il Prasat Hin Phanom Rung e’ sulla cima del monte che porta lo stesso nome. E’ circondato da mura, entrambe le porte hanno cornici e le pareti sono scolpite con bei disegni nello stile del Periodo di Lop Buri con influenze khmer. Si pensa che sia stato cosruito inizialmente come tempio brahmino, con il prasat e la sala del trono risalenti al XII secolo. La bellezza del prang principale risiede non solo nella graziosa forma ma anche nelle vibranti sculture su pietra che coprono larga parte del tempio. Molti lintelli e pedimenti rappresentano episodi da testi indiani come il Ramayana, il Mahabharata e le Purana.

Prasat Hin Muang Tam e’ un’altro santuario circondato da mura, si trova a 12 km. da Prasat Hin Phanom Rung. Dentro l’area sono quattro stagni mentre la struttura e’ fatta nel vecchio stile mattoni. Le cornici delle porte, le superfici delle mura e le pietre alla supoerficie dei stagni sono tutti scolpiti con bellissimi disegni. Si crede che vsia stato costruito nell’XI secolo.

Altre rovine da ricordare comprendoni Ku Rusi, Prasat Ban Khok Ngiu, Prasat Nong Hong, Prasat Ban Thai Charoen, Prasat Nong Kong, Prang Ku Samathom, Prang Ku Khao Plaibat, Prang Ku Sawan Taeng e Prang Khao Kadong.

Antiche fornaci di Tao Sawai e Tao Nai Chian si trovano rispettivamente a 5 e 10 km. da Amphoe Ban Kruat e sono state portate alla luce dal Dipartimento di Belle Arti. I forni erano usati per la produzione di di vetro vasi durante il periodo del dominio khmer, IX-XIII secolo.

Prang Ku Suan Taeng si trova in tambon Thong Luang, in Amphoe Phutthaisong, consite di tre pagode costruite in mattoni e malta nello stile khmer. I pannelli delle porte sono scolpiti con decorazioni rappresentanti episodi dal Ramayana. Lo squisito rilievo scolpito, chiamato Narai Bantomsin, fu rubato e venduto all’estero, recuperato si trova al Museo Nazionale di Bangkok.

Phra Suphatthara Bophit e’ ospitata sulla cima del monte Khao Kradong a circa 6 km. dalla citta’ sull’autostrada Buriram-Phakon Chai. Una strada serpentina porta sulla cima dove si trova la replica dell’impronta di Buddha.

La festa dei aquiloni del nordest si tiene ogni anno ai primi di dicembre presso la riserva Huai Chorakhe Mak. Qui si svolge una competizione di aquiloni e una sfilata di veicoli locali decorati con vari tipi di aquiloni. Bello e’ la competizione degli aquilone aek. L’aquilone aek un antico aquilone fatto a forma di forcella, quando e’ in alto assomiglia a 2 aquiloni attaccati uno all’altro. Le attrattive comprendono show di aquiloni e spettacoli culturali.

Gare dei battelli tradizionali si tengono regolarmente ogni anno sul fiume Mun in Amphoe Satuk il primo weekwnd di novembre. Le celebrazoni comprendono sfilate e spettacoli culturali e una gara di nuoto per elefanti. 



Prasat Hin Khao Phanom Rung


16 anni di restauri fra il 1972 e il 1988 hanno trasformato Prasat Phanom Rung nel piu’ spettacolare sito khmer in Thailandia. Il prang a forma di torre si solleva sulla cresta di un vulcano estinto, a 381 mt. sopra il livello del mare, con viste sulle piatte terre agricole fino alle montagne del Dongrek e al confine con la Cambogia a Sud. La posizione su un luogo elevato fa riferimento alla cosmologia induista e rappresenta la casa di Shiva sul monte Meru.
Phanom Rung sono due parole khmer che significano “Grande Collina”, a questa i thai hanno aggiunto la propria parola per collina khao, hin sta per pietra, il prasat e’ un piccolo edificio ornato con pianta cruciforme e una guglia aghiforme.
Prasat Phanom Rung fu costruito fra il fra i primi anni del X e il tardo XII secolo. Varie iscrizioni sul monumento danno un resoconto della sua storia. La scena di una battaglia scoplita in uno dei pedimenti superiori sopra l’entrata a sud del prang centrale indica l’alleanza del potente governatore locale, Narendraditya con il re dei Khmer, Suryavarman II (regno 1113-50), fiero e guerriero, il sovrano che costrui’ Angkor Wat. La scena mostra elefanti da guerra, uno dei quali schiaccia dei soldati nemici con il corpo.
L’alleanza di Narendraditya gli permise di mantenere la sovranita’ su Phanom Rung per qualche tempo, poi Suryavarman chiese il suo trono per Angkor, situazione confermata da molte iconografie dedicate ai successi di Narendraditya e della sua famiglia. Le sculture suggeriscono che dopo la nascita del figlio egli si ritiro’ e divenne yogi e guru.
L’aspetto piu’ significativo dell’architettura di Phanom Rung, come quella di altri santuari khmer dello stesso periodo e’ la forma rettangolare, derivata dal modello indiano. Tale modello influenzo’ tutto il Sudest asiatico. L’espansione dell’India e della sua cultura arrivo’ nel Sudest asiatico agli albori dell’era cristiana, ma riusci’ ad affermarsi solo molti secoli dopo. La necessita’ materiale e l’intenzione di aggregare le popolazioni incontrate portarono ptroprio alla nascita di grandi monumenti religiosi che servirono quali punti di riferimento e di controllo. Il santuario espressione di religiosita’ ma al medesimo tempo atto di potenza terrena richiamava e ammoniva la gente a seguire un ordine seppure per via indiretta. In esso il potere spirituale e temporale si univano come entita’ mai scisse l’una dall’altra.
Phanom Rung e’ arientato lungo un asse est-ovest in un interessante viaggio da una terrazza in laterite lungo un sistema di corsi d’acqua e promenades, scalinate e terrazze che raggiungono il gorupa a est e si inoltrano nel prang centrale. Il complesso ha un’imponente seppur intima grandezza La drammatica scalinata d’entrata, ornata da sculture e il disegno spiritualmente ispirato riflettono il potere e l’;arroganza necessari per espandere e controllare un impero per cinque secoli.
Volendo dividere il complesso in aree se ne contano sette: Le scalinate di salita alla collina; la piattaforma con i quattro laghetti; la piattaforma rialzata con balaustre naga; l’ingresso a crocevia alla galleria di cinta e al cortile interno; la piattaforma con balaustre naga, la galleria di collegamento, il mandapa; il portico a croce di accesso da est alla torre cilindrica del tempio; il tempio centrale con accessi orientati ai punti cardinali.
Per quanto riguarda le strutture 10 sono le fondamentali: una piazza principale con una torre e un porticato situato su ciascuno dei quattro punti cardinali; una piccola piazza adornata da prang in pietra arenaria e laterite; due ulteriori piazze sempre adornate da prang; gallerie in arenaria e laterite con grandi porte di accesso; due biblioteche in arenite; i ponti dei naga; un viale con colonnato; la sala dell’elefante bianco; i “tre laghetti” gli dei guardiani.
Sala dell’Elefante Bianco. E’ il primo punto significativo e’ la, giu’ per il pendio dal centro visitatori in direzione della prima terrazza a forma di croce.
Questo grande edificio rettangolare di laterite e arenaria con i suoi portici, gallerie e mura deriva il suo nome dalla passione reale per i sacri e rari elefanti bianchi.
Il viale. E’ lungo 160 metri e largo 7, pavimentato con lastre in arenaria e laterite ciascuna delle quali misura 74 centimetri di lunghezza per 78 di larghezza e 10 di spessore. Sessantotto pilastri, oggi uno in meno, scandiscono il cammino fino alla scalinata, distribuiti in pari misura sui due lati del viale. Essi rappresentano bulbi di fiori di loto. Ciascun pilastro misura 1 metro e 54 centimetri e poggia su una base quadrata di 41x41 cm. Questi pilastri, a causa della loro forma vengono comunemente chiamati “sao Tien” dove la parola tien significa cadela la l;oro forma ha indotto gli esperti a classificarli come appartenenti al periodo Angkor Wat, 1100 d.C.
I ponti naga. Sono tre sulla strada che porta al prang principale. Il piu’ grande collega la via lastricata al prang vero e proprio. Misura 20 metri di lunghezza per sei di larghezza. Il ponte e’ decorato con 16 naga di stile Angkor, queste figure sono infatti perfettamente identiche a quelle che si trovano in Angkor Wat. Ciascuno naga e’ provvisto di 5 teste che guardano nelle 4 direzioni. Dietro ad ogni testa e’ scolpito il disegno di una ruota. L’altezsza di ogni testa e’ di 1 metro e 20 centimetri. Il secondo ponte e’ situato di fronte alla galleria est. Sei naga piu’ piccoli di quelli visti in precedenza guardano in tre direzioni, escluso l’ovest. Le cinque teste di ciacuno sono alte 1 metro e 10 centimetri. L’ultimo ponte prima del prang principale conta otto naga, ciascuno con 5 teste alte 1 metro e 10 centimetri. E’ questo il solo esempio di ponti naga sopravvisuto in Thailandia. Questi naga che formano le balaustre simbolicamente trasportano il visitatore dal mondo temporale a quello divino.
Prasat Hin Khao Phanom Rung fu originariamente costruito come monumento indu’ e mostra quindi un’iconografia correlata alla venerazione di Vishnu’ e Shiva.
Il principale pedimento del ponte a est rappresenta uno yogi indu’, circondato da femmine che lo custodiscono e da ballerini celesti che rappresentano Shiva.
Sotto il pedimento e’ il famoso lintello Nara che rappresenta Vishnu’ reclinato su un Naga. Dal suo ombellico cresce un fiore di loto che si divide in diversi bozzoli, su uno dei quali siede il dio della creazione, Brahma, mentre Lakshmi, moglie di Vishnu vicino alle sue gambe. I due motivi ai lati di Vishnu mostrano Kala, il dio del tempo e della morte egli dorme nel mare di latte dell’eternita’ rappresentato da un naga, vicino due pappagalli. Naga, alati garuda, elefanti e scimmie completano il lintello. Questo lintello scomparve da Phanom Rung in qualche tempo fra il 1961 e il 1965 finendo all’;Istituto d’Arte di Chicago. Indagini mostrarono che era stato donato all’Istituto da un benefattore, James Alsdorf. Non fu prima del dicembre 1988 sei mesi dopo il termine dei restauri di Phanom Rung e dopo forti proteste del governo thailandese e di altre organizzazioni che l’Istituto Alsdorf decise di restituire il lintello a un costo di 250,000 $, donati da cittadini statunitensi interessati alla restituzione. Voci dicono che sei dei sette thai coinvolti nel furto morirono in modo non naturale.
Maggiori rappresentazioni iconografiche possono essere viste negli altri gopura e attorno alla galleria che circonda il complesso. Il lintello sotto il pedimento mostra una divinita’ seduta sul demonio guardiano Kala, afferrando le zampe posteriori di un paio di leone sconcertati.
Le gallerie. Il santuario e’ percorso da una serie di gallerie ai quattro punti cardinali della struttura. Quelle in direzione nord e sud misurano 66 metri, quelle est e ovest 88 metri. Le gallerie a est, sud e ovest sono costruite in arenaria, la galleria a nord in laterite. Tutte a volta rotonda sono interrotte nel loro corso da un portico o da una porta principale e da due porte laterali su ciascuna direzione. I tetti sono curvilinei e ci sono false balaustre alle finestre. Nelle gallerie ci sono nicchie con false porte e finestre che recano iscrizioni e decorazioni. Le gallerie d’entrata recano intriganti sculture, un certo numero delle quali illustra il trionfo di Rama, l’incarnazione terrestre di Vishnu’ ed eroe del poema Ramayana. Una scena dipinge scimmie guerriere che trionfalmente sterminno i nemici. Le gallerie, insieme con il prang a torre, rappresentano i cinque picchi del Monte Meru, il centro dell’universo khmer e casa delle divinita’ induiste.
Le biblioteche. Seguendo il percorso delle gallerie si incontrano due edifici in laterite chiamati viharas, biblioteche. Misurano rispettivamente quattro metri e mezzo per nove quello sul lato nord con la porta affacciata a sud; 9 metri e mezzo per 7 e mezzo quello la cui porta guarda a ovest. Entrambi gli edifici vennero costruiti nell’ultimo periodo del regno di Angkor, 1157-1207 d.C.
Il piccolo prang. Il prang noi misura 8 metri su ciascun lato. La base e i muri interni sono in laterite. Lo si incontra sul lato nordovest lungo il percorso delle gallerie. Alcuni archeologi lo ritengono un tempio mai completato, viste le sue modeste proporzioni, altri credono che fu in parte smantellato per realizzare il prang principale. La sua eta’ e’ stata fissata con buona approssimazione fra il 965 e il 1080 d.C.
Il prang principale. Passsando sotto la porta del gopura e attraversando il terzo ponte naga si arriva quasi immediatamente all’anticamera del prang principale (mandapa), che ha un lintello e un pedimento straordinari, sublime esempio di artigianato khmer. Il pedimento rappresenta il dio Shiva Nataraj, con dieci braccia, impegnato in una danza cosmica, ai piedi di Shuva c’e’ Ganesh, il dio con la testa da elefante, e due discepole. Questo prang e’ il fulcro di Phanom Rung e la sua torre di maggior proporzioni. Comprende il lingam, simbolo fallico di Shiva. Possiede quattro portici che si affacciano su due direzioni. Il portico principale guarda a est. L’interno del prang ha un certo numero di statue khmer e un altare su cui i preti versavano acqua santa e lasciavano offerte di ghirlande e frutta.
Fuori un confuso insieme di sculture Shiva, ballerini, elefanti, rishi, e altre icone khmer riempiono i muri in arenaria del prang. Di fronte a esso una galleria lunga 6 metri e larga 3, interrotta da due porte a nord e a sud. accanto alla galleria un ambiente che misura 80 metri quadrati, segnato da una porta e due finestre su ciasc uno dei lati. Tale ambiente veniva impiegato come sala principale e vi si svolgevano le cerimonie importanti guidate dai monaci o dai pellegrini che qui si riunivano. La data di costruzione del prang, compresa la sala, puo’ venire fissata con certezza fra la seconda meta’ dell’XI secolo e la prima del XII. Tale ipotesi e’ suffragata da numerose iscrizioni che portano i nomi dei sovrani regnanti in tale periodo

























































































































































































































































































































































































































































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